COLICHE DI RENI: LA CURA

Puntata 71 per DA UOMO A UOMO, la rubrica di Versiliatoday dedicata alla sessuologia, all’andrologia e all’urologia, curata dal dottor Luca Lunardini. Proseguiamo il nostro viaggio attorno ai piccoli ma micidiali calcoli urinari.

COLICHE DI RENI: LA CURA

DOTTORE IL DOLORE AL FIANCO MI FA IMPAZZOIRE: MI AIUTI!

 

Stiamo, caro lettore, terminando la nostra carrellata sui “famigerati” calcoli urinari e le DOLOROSISSIME coliche ad essi dovuto.

Vediamo oggi, cosa buona e giusta, quali rimedi abbiamo da proporre al nostro “dolente” paziente.

 

IL BERE

Per fortuna nella maggior parte dei casi i calcoli renali vengono espulsi naturalmente, anche solo aiutandosi con il BEVENDO MOLTA ACQUA (DUE O TRE LITRI AL GIORNO), cosa che facilita il movimento del calcolo. Un’acqua vale sostanzialmente l’altra perché quello che conta principalmente è il carico idrico complessivo, comunque le acque povere di residui (oligominerali) sono da preferirsi. In una puntata precedente ci siamo già detti come il bere molto sia un ottimo consiglio FUORI COLICA, perché se la colica è in corso l’ingozzarsi di acqua serve a poco e magari scatena anche la nausea ed il vomito.  Spesso il paziente può restare a casa durante questa terapia, bevendo molti liquidi ed assumendo farmaci analgesici se necessario. E’ sempre opportuno CONSERVARE IL CALCOLO, UNA VOLTA ESPULSO, per ulteriori analisi di laboratorio (per raccoglierlo si può usare una tazza o un colino).

 

LE MEDICINE

Ovviamente innanzitutto gli antidolorifici. Tutti i cosiddetti FANS (che non sono “tifosi scatenati” ma Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei). Sia per bocca che iniettivi. Talvolta è necessario ricorrere anche alla MORFINA.

Una categoria un po’ particolare di medicinali utilizzabili sono gli ALFA-LITICI che il lettore attento e di buona memoria ricorderà come cura per la prostata ingrossata. Siccome hanno il compito di “allargare” il canale urinario possono favorire lo scivolamento del calcolo verso l’esterno.

Infine vi sono sostanze che possono aiutare a SCIOGLIERE i calcoli. Piuttosto efficaci nei calcoli di acido urico (si alcalinizza le urine con bicarbonato di sodio o similari!), lo sono assai meno con i più frequenti calcoli di calcio (in questo caso sono integratori a base di citrati, inulina e Phillantis NIruri. Una pianta, quest’ultima, di origine sud-americana chiamata dagli indios “spacca-sassi”)

 

 

LITOTRISSIA EXTRACORPOREA A ONDA D’URTO (ESWL)

La litotrissia extracorporea a onda d’urto (sigla: ESWL) è la vera rivoluzione del trattamento dei calcoli negli ultimi. Nata negli anni 80’ è oggi la procedura usata con maggiore frequenza per il trattamento dei calcoli renali.

Un apparecchio (abbastanza grosso e… costoso…) genera onde d’urto che vengono trasmesse dalla pelle e dai tessuti, fino a colpire i calcoli. I calcoli si rompono in tanti piccoli frammenti e così risulta più facile il loro passaggio nelle vie urinarie, trasportati dall’urina.

Per “mirare” i calcoli l’urologo può avvalersi dei raggi o dell’ecografia per individuare la posizione del calcolo durante l’intervento. Per la maggior parte degli interventi di litotrissia non è necessaria l’anestesia.

Nella maggior parte dei casi può essere eseguita in ambulatorio, la guarigione avviene in un periodo relativamente breve (purtroppo attraversando qualche colica che accompagna l’espulsione dei calcoli) e la maggior parte dei pazienti trattati può riprendere le normali attività già dopo alcuni giorni.

La manovra è considerata in sé abbastanza innocui, naturalmente quando le indicazioni e l’esecuzione siano adeguate. Tra le possibili complicazioni degli interventi di litotrissia: sangue nelle urine per alcuni giorni dopo l’intervento; bruciore e disagio alla schiena o all’addome provocati dalle onde d’urto (raramente); talvolta i frammenti del cristallo possono “incastrarsi” durante il transito nelle vie urinarie, in alcuni di questi sfortunati casi l’urologo inserirà un tubicino (lo stent) per collegare la vescica all’uretere e rendere più agevole il transito dei frammenti; a volte il calcolo non si frantuma totalmente con un solo intervento e quindi può rivelarsi necessario un secondo intervento.

 

TERAPIA CHIRURGICA

Oggi molto meno utilizzata che in passato, dobbiamo ancora ricorrervi quando il calcolo risulti troppo grande per essere espulso naturalmente (il cosiddetto “calcolo a stampo”)

Fino a 20 anni fa era necessario un intervento chirurgico a cielo aperto per rimuovere il calcolo. Oggi possiamo spesso evitare il “bisturi” utilizzando tecniche endoscopiche. Quali la:

NEFROLITOTOMIA PERCUTANEA. In quest’intervento l’urologo pratica una minuscola incisione nella schiena e crea un’apertura che va a finire direttamente nel rene. Usando uno strumento apposito (nefroscopio) si individua il calcolo e lo si rimuove, magari prima spezzandolo in frammenti più piccoli tramite ultrasuoni o energia elettroidraulica.

O la URETEROSCOPIA. In quest’intervento non viene praticata alcuna incisione, il chirurgo invece fa passare un minuscolo strumento in fibra ottica (l’ureteroscopio) nell’uretra e nella vescica, fino a raggiungere l’uretere. Si individua il calcolo che viene rimosso con un dispositivo simile a una gabbia, oppure è frantumato con uno strumento che produce una specie di onda d’urto. Per alcune settimane dopo l’intervento, può essere lasciato un tubicino (stent) nell’uretere, per facilitare il flusso dell’urina.

 

E questo, caro lettore, è quello che il tuo Medico ed Urologo potrà fare per te. Ma TU? TU cosa potresti fare per PREVENIRE la formazioni di questi cattivissimi sassolini? Lo scopriremo, assieme, nella prossima puntata. A Sabato prossimo!

 

 

L’AFORISMA DEL GIORNO: “…curare a volte, alleviare spesso, confortare sempre…” E. Trudeau

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